di Francesco Scardone
Ve ne accorgerete al massimo in un paio di giorni: New York ha la più alta concentrazione di matti che si possa immaginare. E, anche di questo vi accorgerete ben presto, non c'è niente che potrete trovare nella cosiddetta vita emersa che i tunnel della metropolitana, quei chilometri e chilometri di scale mobili che si snodano nel sottosuolo, non vi possano restituire in una forma più pura.
Ed è lì, proprio appena varcati i
tornelli automatici, che vi capiterà di incontrare i matti più
matti che mai città abbia ospitato nel suo ventre.
Ne incontrerete a frotte, di questi
eroi che solo con la follia hanno saputo difendersi dalla follia di
questa città, ne incontrerete ad ogni fermata, nei vagoni di ogni
metro, appoggiati ad ogni muro.
Del mese che abbiamo passato a New
York, quello che segue ne è solo un breve elenco, una piccola
scrematura di quel popolo così dolce e folle che, forse, è la parte
migliore di questa magmatica metropoli.
-I Monologanti: sono i più comuni, li
troverete in pratica dappertutto, e in un numero che stenterete a
credere reale. Sono di ogni tipo, puliti e ben vestiti spruzzati
freschi freschi di acqua di colonia, o laceri e nauseabondi con le
dita delle mani che sanno di piscio.
Dovete stare attenti perché può
capitare di confonderli con quegli altri là: quelli che, valigetta
ventiquattrore alla mano, vi falceranno senza nemmeno notare la
vostra esistenza, di corsa, continuando a parlare a cellulare
attraverso i loro auricolari nascosti nelle orecchie.
Sono esperti in monologhi di ogni
genere: si impegnano in eleganti commenti tecnici della partita di
football o di baseball appena conclusa, fanno analisi socio-politiche
dell'attuale situazione americana degne di un economista-statista
navigato, li sentirete recensire i loro libri preferiti, addirittura
recitare brani di Walt Whitman.
Alcuni parlano in uno slang talmente
stretto e incomprensibile che ha il sapore di una lingua per
iniziati.
I più bravi sanno monologare anche
mentre dormono: con gli occhi chiusi, un filo di bava alla bocca, la
testa appoggiata al metallo di uno dei vagoni in corsa, continuano,
senza mai interromperla, la loro nenia inestricabile.
-La SputacchiUrlatrice: a noi è
capitato di incrociarla un paio di volte nelle stazioni del West
Side, Midtown preferibilmente. Se ne sta appoggiata al muro e,
all'apparenza, non fa assolutamente niente. Si può confondere con i
tanti mendicanti che chiedono spiccioli. Ma lei non è tipa da
elemosina.
All'improvviso, si alza(dallo scatto
atletico che fa, non sembrerebbe essere molto avanti con l'età), fa
un paio di passi in avanti e comincia ad urlare. Nello stesso istante
si mette a sputare. Urla e sputa insieme, una cosa che mai avrei
creduto possibile. Gli sputi si sfaldano nell'aria appena espulsi,
come se le onde sonore delle grida li facessero esplodere.
La cosa più divertente è che non
sputa a casaccio, cerca sempre di centrare i passanti, i più si
scansano in tutta fretta, riparano dietro qualche angolo, nessuno ha
il coraggio di dirle o farle qualcosa, di protestare; solo pochi
temerari, però, si rendono conto di quale onore sia sentire scendere
quel fiotto di bava lungo i propri visi.
-I Fissatori: anche questi sono tanti,
non tanti quanto I Monologanti, ma anche il loro numero non è mai
carente di unità. La zona in cui preferiscono esercitare è Harlem,
le stazioni intorno alla 125esima strada. Di solito sono
afroamericani, quasi tutti con dei corpi massicci e imponenti,
granitici.
Loro non fanno assolutamente nulla,
semplicemente stanno fermi, staccati dal muro, hanno sempre un piede
davanti all'altro come se si fossero immobilizzati nel bel mezzo di
un passo, fissano lo spazio con un'aria talmente incazzata che
sembrano fronteggiare una terribile minaccia. Hanno sempre una vena
che pulsa al centro esatto delle loro fronti.
Di solito, hanno qualcosa fra le mani,
una bottiglia rotta, una pietra, un libro. Stringono gli oggetti con
una tale forza che, immagino, alla fine si saldino con le loro dita.
A vederli, con quelle arie torve,
potrebbero sembrare pericolosi, ma dubito lo siano: quello che a loro
interessa, dopotutto, è solo continuare a fissare.
-Il Corteggiatore: è, senza dubbio, il
mio preferito. Lo incontrerete senza troppe difficoltà sotto i
tunnel di Wall Street. Non faticherete a riconoscerlo: ha lunghi
capelli bianchi e grigi solo ai lati della testa, calvo al centro, si
muove con due grosse stampelle tenute insieme dal nastro adesivo.
La sua area di caccia sono le banchine
dove si attendono le metro. Si avvicina sia alle ragazze sole che in
compagnia.
Per le connazionali, utilizza un metodo
di approccio non molto originale: si limita a fare qualche
apprezzamento sulla loro bellezza e a chiedere loro il numero di
telefono, dopo il rifiuto delle tipe, fa un'alzata di spalle senza
mai smettere di sorridere.
Ma il suo pezzo forte è l'approccio con le straniere: una volta resosi conto dell'impossibilità di comunicare verbalmente, si mette un po' distante, almeno una ventina di passi dalla preda, e comincia a mandarle bacini, con la bocca talmente stretta che non può non ricordare il culetto di una gallina. Continua a mandare bacini fin quando il treno non passa a portare via la fortunata.
Ma il suo pezzo forte è l'approccio con le straniere: una volta resosi conto dell'impossibilità di comunicare verbalmente, si mette un po' distante, almeno una ventina di passi dalla preda, e comincia a mandarle bacini, con la bocca talmente stretta che non può non ricordare il culetto di una gallina. Continua a mandare bacini fin quando il treno non passa a portare via la fortunata.
Su ogni banchina, prima del passaggio
di ogni treno, fa sempre in modo di corteggiare tutte le ragazze
presenti, non si dimentica mai di nessuna. Mi dispiace per le signore
avanti con l'età, ma non credo sia disposto a intrattenersi con
ultraquarantenni.
Ho notato che sceglie sempre, per
prime, le più carine, abbassando, poi, un po' le aspettative dopo
ogni rifiuto.
E' l'essere più dolce che vi potrà
mai capitare di incontrare.
Nessun commento
Posta un commento